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guerra civile spagnola: cause

Di fronte al rifiuto del militare e spaventato dalle manifestazioni di piazza che reclamavano la consegna di armi al popolo, anche Martinez Barrio rinunciò al mandato ricevuto[278]. Il 26 marzo le truppe franchiste iniziarono ad avanzare in modo concentrico verso il centro senza incontrare resistenza, limitandosi a occupare le zone abbandonate dai repubblicani. Molti insorti catturati dopo il golpe furono sommariamente passati per le armi, spesso per iniziativa delle cosiddette checas (nome ispanizzato della prima polizia politica sovietica "Čeka"), mentre molti prigionieri furono presi dalle carceri e abbattuti successivamente per rappresaglia a bombardamenti e uccisioni della controparte, in una spirale di terrore che si autoalimentava. Il 30 gennaio 1938 istituì il primo governo regolare, chiudendo l'epoca della Junta militare di Burgos e mettendo ai vertici politici familiari e fedelissimi: suo cognato Ramón Serrano Súñer - che in breve tempo ottenne grandissimo potere con il controllo della stampa e della propaganda - ottenne il dicastero degli Interni, mentre gli altri ministeri vennero assegnati a un gruppo costituito da militari, monarchici, carlisti e falangisti molto accondiscendenti al Caudillo[200][N 9]. A più riprese la Spagna aveva tentato di adeguare la realtà politica alla realtà sociale, introducendo riforme radicali, specie in campo agrario, e una diversa distribuzione della ricchezza. Pochi giorni dopo l'insurrezione i comitati locali della FNTT e della CNT iniziarono a collettivizzare le grandi proprietà, svuotare i magazzini dei notabili locali per distribuirne il cibo alla popolazione e coltivare i campi lasciati incolti dagli agrari[63]. Nel luglio 1939, dopo una visita ufficiale in Spagna, Ciano scrisse in un rapporto che: «I processi quotidiani si svolgono con una rapidità che direi quasi sommaria [...] le fucilazioni sono ancora numerosissime. Per la Repubblica Guadalajara rappresentò una vittoria di prestigio il cui unico risultato fu quello di procrastinare, sia pur di parecchio, la sconfitta definitiva, ma sul morale delle truppe ebbe un effetto galvanizzante. Naturalmente la propaganda nazionalista fece di tutto per diffondere la convinzione che le stragi repubblicane facessero parte di una strategia del governo, sventolando la minaccia del «terrore bolscevico» e dell'imminente instaurazione di una dittatura «rossa». Dalla battuta d'arresto di Franco, a novembre Germania e Italia dedussero che occorreva un loro impegno più diretto e consistente a sostegno dell'esercito nazionalista, nonostante imputassero al Caudillo la maggiore responsabilità per la mancata presa della capitale. Industriali, agrari ed esercito per diversi motivi non ebbero più fiducia nel dittatore, il quale rassegnò le dimissioni a fine gennaio del 1930[22]. Le difese avanzate della città, già fiaccate dai bombardamenti, furono spazzate via dalle colonne motorizzate nazionaliste, armate di carri veloci di fabbricazione italiana. Nel frattempo gli italiani avevano ormai fatto arrivare nella Spagna del sud abbastanza uomini e mezzi per intraprendere operazioni militari sul campo, così il 3 febbraio 1937, colonne motorizzate italiane al comando di Roatta e nazionalisti spagnoli al comando di Quipo de Llano puntarono su Malaga. A seguito dei primi bombardieri, il 6/7 agosto arrivarono in Spagna 27 caccia, Guerra civile spagnola, intervento italiano e guerra totale, "La retirada" - L'odissea di cinquecentomila repubblicani spagnoli dopo la fine della guerra civile, La giustizia di Franco. requeté ‹reketé› s. m., spagn. Il 6 settembre l'offensiva repubblicana di Belchite si esaurì, e per tutto il mese di settembre e buona parte di ottobre si continuò a combattere nelle Asturie, con i difensori repubblicani che offrirono una efficace e coraggiosa resistenza, rallentando di molto l'avanzata delle forze di Arrondo, che entrarono a Gijón e Avilés solo il 21 ottobre[192]. A Prieto si unirono più riprese Azaña, Martinez Barrio e altri leader repubblicani, ma il desiderio di vendetta per i soprusi passati e la rabbia per le crudeltà dei nazionalisti, in un primo tempo fu più forte del buonsenso, e nell'estate del 1936 le violenze repubblicane si abbatterono indiscriminatamente sui nazionalisti o presunti simpatizzanti[88]. Il capo naturale del golpe non poteva non essere che José Sanjurjo, ma il protagonista del complotto sarebbe stato Mola, mentre agli altri generali veniva assegnata una regione: a Franco fu affidato il Marocco, a Fanjul la capitale Madrid, a Goded la città di Barcellona. A Miranda de Ebro e San Pedro de Cardeña furono attrezzati campi speciali per i combattenti delle Brigate internazionali, molti dei quali furono inviati a ricostruire Belchite. Le due posizioni erano per motivi diversi insufficienti per ottenere successo nella lotta contro il fascismo internazionale. Il 4 marzo il colonnello Segismundo Casado, comandante dell'armata repubblicana del Centro ed effettivo sostituto di Miaja, decise di porre termine alla carneficina della guerra civile, e insieme ai leader anarchici delusi e al socialista Julián Besteiro costituì una Junta de Defensa Nacional a Madrid in opposizione a Negrín e ai comunisti che volevano continuare la lotta, nella speranza che un'insurrezione militare di carattere anti-comunista potesse convincere Franco ad avviare trattative di pace. In pochi giorni trenta bombardieri Junkers Ju 52 raggiunsero i bombardieri italiani in Marocco, consentendo a Franco di dare inizio al primo ponte aereo della storia, e bastò la sola notizia che la temibile Armata d'Africa aveva cominciato a sbarcare in Spagna per diffondere la paura in tutta la zona repubblicana. Salazar Alonso aveva di fatto riportato la situazione delle campagne agli anni Venti[48]. Il neo-Ministro degli Esteri Galeazzo Ciano si disse fin da subito favorevole ad appoggiare i nazionalisti, in quanto un intervento poteva costituire un mezzo per spingere la Germania a collaborare con il governo fascista, e dare inizio dunque ad un percorso che avrebbe portato ad un'alleanza fra le due dittature. Con la vittoria dei nazionalisti migliaia di repubblicani che non vollero o non poterono rifugiarsi all'estero ripararono sulle montagne della Spagna, e lì continuare a combattere contro il franchismo. L'integrazione delle truppe italiane con quelle spagnole fu facilitata dal richiamo in patria di Roatta e del suo capo di stato maggiore Emilio Faldella, sostituiti da Ettore Bastico e Gastone Gambara che sottoposero il CTV a una drastica riorganizzazione. Nel mentre il resto della popolazione viveva in condizioni umili e di povertà: all'inizio del XX secolo la prospettiva di vita era di appena trentacinque anni, come ai tempi di Ferdinando e Isabella; l'analfabetismo era al 65%; due terzi della popolazione attiva (circa cinque milioni di persone) lavorava nei campi, dove le condizioni lavorative erano miserevoli, mentre industria e miniere fornivano solo il 18% dei posti di lavoro[15]. La capacità dei partiti di trascinare la popolazione nel corso della guerra venne meno, e a questo si unì anche la palese inadeguatezza della Repubblica sui campi di battaglia. Anzitutto, il governo volle affidare la composizione degli organi direttivi dell’esercito unicamente ai militari di carriera; secondo, il partito perse il suo fondamentale potere d’influenza sul governo dato dal controllo del reggimento più importante per la difesa della Repubblica, il 5° che fu deciso si sarebbe sciolto. Sebbene ben 14 000 dei 16 000 ufficiali dell'esercito passarono tra le fila dei nazionalisti, decretando di fatto nel campo repubblicano lo scioglimento delle unità e della catena di comando, e nonostante i golpisti potessero sfruttare l’effetto sorpresa di una mobilitazione imprevista e improvvisa, nelle principali città del paese il popolo difese la Repubblica dimostrando peraltro quanto fosse sedimentata tra la popolazione la voglia di cambiamento nei confronti delle forze reazionarie che governavano la Spagna da secoli. La burocrazia e la logistica della Francia peraltro non era preparata ad assorbire l'urto di una tale massa di profughi, dei quali molte migliaia erano feriti, malati o denutriti e abbisognavano di cure e trattamenti specifici, e durante i primi mesi dovettero vivere in condizioni pessime, raccolti in campi privi di servizi igienici, in tende temporanee e senza la possibilità di spostarsi. A Barcellona la situazione fu particolare, anche se i congiurati la considerassero una conquista sicura grazie ai 12 000 uomini del generale Goded, non tennero adeguatamente conto della determinazione delle organizzazioni operaie e non previdero che i militi della Guardia de Asalto e sorprendentemente anche della Guardia Civil, si sarebbero opposti a loro. Alla disperazione di aver lasciato il proprio paese e alla delusione della sconfitta, per i repubblicani che riuscirono a riparare in Francia si aggiunsero le vessazioni delle guardie di frontiera, l'abbandono senza riparo nelle notti gelide, il disprezzo dei sorveglianti, l'insensibilità delle autorità, preoccupate, specie quelle militari, esclusivamente della loro sorveglianza, come se fossero delinquenti comuni[245]. I volontari mandati dagli schieramenti alleati repubblicani spagnoli aiutano a respingere l’offensiva dei franchisti a Madrid. Il presidente del governo autonomo basco. Nonostante le barricate degli operai e degli anarchici, il 22 luglio Siviglia, città molto importante per i ribelli in quanto possibile base per un'avanzata verso Madrid, era già saldamente in mano a Quipo de Llano[61]. Il governo si rese conto della pericolosità dei generali, e per cercare di neutralizzarne le trame, Franco, che godeva di grande rispetto tra i giovani soldati e ufficiali, fu rimosso dalla carica di Capo di Stato Maggiore e trasferito alle Canarie; Goded fu inviato alle Baleari, mentre Mola fu spedito a Pamplona (scelta a dir poco miope in quanto la Navarra era il centro del monarchismo carlista)[57]. Il localismo del potere civile e militare impedì l'adozione di contromisure di più ampio respiro, soprattutto fu sottovalutata la decisiva importanza dei porti dell'Andalusia e dello stretto di Gibilterra per i ribelli, da cui la mancata concentrazione del massimo sforzo iniziale - terrestre, aereo e marittimo - per mantenerli sotto il controllo repubblicano[278]. La Francia, che pure era guidata da un governo di Fronte Popolare, non volle perdere l'alleanza con gli stati anglosassoni per appoggiare il legittimo governo spagnolo, e di fatto voltò le spalle alla Repubblica, che non poté quindi rifornirsi di armi sul mercato internazionale, al contrario dei nazionalisti che venivano regolarmente riforniti dagli alleati dell'Asse[276]. Fra i repubblicani alcuni avevano tentato di salpare da Alicante per raggiungere disperatamente i porti del Mediterrano, altri preferirono suicidarsi piuttosto che cadere nelle mani dei Falangisti, mentre per quanti erano riusciti a raggiungere la frontiera con la Francia prima della caduta della Catalogna si aprì il nuovo dramma dei campi di raccolta francesi. onomatopea del rullo del tamburo]. Fare informazione, per noi, non è solo un lavoro ma è amore per la verità. Il 27 marzo le forze nazionaliste fecero il loro ingresso a Madrid in un silenzio spettrale, accolte solo dai militanti nazionalisti della quinta colonna madrilena, e nei giorni seguenti caddero Alicante, Jaén, Cartagena, Cuenca, Guadalajara, Ciudad Real e così via, fino al 31 marzo, giorno in cui tutta la Spagna era ormai sotto il dominio nazionalista. La guerra civile spagnola è avvenuta negli anni che vanno dal 1936 fino al 1939. Oltre a voler evitare il rischio di una conflagrazione europea, la politica di appeasement mirava anche a stornare le pretese tedesche verso est, difatti la disponibilità britannica a sacrificare Austria e Cecoslovacchia, e i tentativi prima di Stanley Baldwin e poi di Neville Chamberlain di trovare una scappatoia dall'accordo che vincolava la Gran Bretagna alla difesa della Polonia non furono altro che una logica conseguenza della politica adottata dal Foreign Office a partire dal 1935, quando Londra aveva cominciato a fingere di non vedere il riarmo tedesco[114]. Ed era proprio sull'Armata d'Africa che i rivoltosi contavano, mentre nella confusione dei primi giorni dell'alzamiento, mancando una direzione militare unitaria delle operazioni, tutto fu lasciato all’iniziativa dei comitati locali, che naturalmente si preoccuparono dei fronti a loro più vicini. La debolezza e l'indecisione del governo e dei suoi organi periferici trasferì il potere in mano a comitati cittadini che subito organizzarono loro milizie e questo anche per il grave errore del governo di sciogliere l'esercito e congedare le truppe, all'inizio della sollevazione, lasciando così il paese senza unità militari organizzate e senza l'infrastruttura indispensabile per una veloce ricostituzione delle forze armate. Non si può comunque negare che la maggior parte della cultura spagnola scelse la Repubblica: Max Aub, Ramón J. Sender, Pablo Picasso, Joan Miró, Luis Buñuel e María Zambrano solo per citarne alcuni, mentre dall'altra parte, a fianco a personalità mediocri come José María Pemán - futura colonna portante della cultura franchista - si affiancarono poeti e scrittori legati all'aristocrazia terriera come Manuel Machado, Eugeni d'Ors, Ramiro de Maeztu, Dionisio Ridruejo, Ernesto Giménez Caballero, Gonzalo Torrente Ballester e, tiepidamente, il pittore Salvador Dalí[134]. Mentre la Repubblica soffriva penuria di armi e rifornimenti non potendo comprare armi sul mercato internazionale a causa della politica del non-intervento, già nel gennaio 1937 Italia e Gran Bretagna avevano firmato un gentlemen's agreement basato sul reciproco rispetto degli interessi nell'area mediterranea e a mantenervi lo status quo circa la libertà di traffici e assetti territoriali con implicito riferimento alla Spagna. La Sezione Italiana della Colonna Ascaso, Il fronte rosso. La redazione è composta da giornalisti di strada, fotografi, videomaker, persone che vivono le proprie città e che credono nella forza dell'informazione dal basso, libera e indipendente. Azaña dunque si trovò sempre più dipendente dal partito socialista[32]. L'opposizione delle classi conservatrici si concentrò sugli articoli 26, 27 e 44, i primi riguardavano i tagli ai finanziamenti al clero, dato che la Repubblica considerava vitale liberarsi dalla presa che la Chiesa esercitava su molti settori della società, e prevedevano lo scioglimento degli ordini religiosi. Lo scrittore George Orwell che decise di arruolarsi nella milizia del POUM, Ernest Hemingway, Simone Weil, sostennero attivamente la causa repubblicana, come fecero il poeta cubano Nicolás Guillén o il messicano Octavio Paz futuro Premio Nobel. Dopo aver tagliato in due la zona repubblicana, Franco rinunciò ad attaccare la Catalogna, in cui si concentrava l'ormai unica industria bellica della Repubblica, così da concludere con mesi d'anticipo la guerra. La sorpresa fu tanto peggiore quanto per la prima volta i nazionalisti si resero conto che la Repubblica era in grado di compiere in poco tempo un lavoro logistico e organizzativo mai visto prima, e nel giro di quattro giorni un esercito di 250 000 uomini al comando del generale Juan Hernández Saravia e dai colonnelli Sebastián Pozas Perea e Juan Modesto, occupò la sacca disegnata dal fiume fino al paese di Gandesa[221]. Nel mentre gli esponenti di spicco della CNT, Buenaventura Durruti, Juan García Oliver e Diego Abad de Santillán, si tenevano a stretto contatto con la Generalitat, nonostante la decisione di Companys. [...] Superateli con la vostra condotta morale; superateli con la vostra generosità!». I sindacati furono distrutti e le assunzioni e gli spostamenti lavorativi vennero regolati da un sistema di salvacondotti e di attestati di «affidabilità politica e religiosa»: i repubblicani sfuggiti alla prigione quindi, non potevano dimostrare la propria affidabilità politica a causa del loro passato, e divennero a tutti gli effetti cittadini di seconda classe, soprattutto se residenti nelle campagne, dove i braccianti vennero costretti a vivere in condizioni ancora più disumane di quelle esistenti prima del 1931 a causa della loro militanza politica[275]. Ciò indusse il governo a irrigidire i controlli e reprimere l'iniziativa privata in fatto di commercio e consumi, cosa che non fece altro che minare il rapporto tra governo e popolazione, il quale spesso vedeva quelle misure come requisizioni da parte di coloro che controllavano le forze armate a vantaggio si alcuni gruppi e partiti a detrimento di altri[228]. I risultati delle elezioni furono un'amara delusione per il PSOE, che conquistò appena 58 seggi contro i 115 del CEDA e i 104 dei radicali di Lerroux. Primo de Rivera avviò subito un massiccio programma di opere pubbliche e infrastrutturali, favorendo notevolmente la borghesia spagnola[21]. Grazie all'ammutinamento degli equipaggi che disobbedirono agli ufficiali filo-nazionalisti, il governo di Madrid poteva infatti contare sulla corazzata Jaime I, di 3 incrociatori e 10 cacciatorpediniere, mentre ai nacionales era disponibile la corazzata España (in riparazione ai cantieri di El Ferrol), l'incrociatore Almirante Cervera e un cacciatorpediniere. Demoralizzato, Azaña si dimise, e il governo fu affidato a Santiago Casares Quiroga. I vari movimenti riformisti finirono tutti soffocati: quello del 1856 dal generale Leopoldo O'Donnell; quello del 1874 dal generale Manuel Pavía, che rovesciò la Prima Repubblica nata meno di due anni prima a seguito dell'abdicazione di Amedeo I di Spagna per restaurare il trono dei Borbone con il re Alfonso XII; e quello del 1923 dal generale Miguel Primo de Rivera[10]. Ritrovamento sensazionale in Colombia, in piena foresta Amazzonia, per quello che può essere considerata la più Cappella Sistina del sud America. Gli ordini definitivi trasmessi da Mola (detto «el director») prevedevano che l'insurrezione sarebbe partita prima in Marocco, dove l'Armata d'Africa avrebbe dato inizio alla sollevazione alle 5:00 del mattino del 18 luglio 1936, ma a Melilla il pomeriggio del giorno prima i piani dell'insurrezione vennero scoperti, così il colonnello Juan Seguí Almuzara dovette agire d'impulso e anticipò la rivolta, e solo dopo aver fatto fucilare i comandi repubblicani di Melilla, Almuzara comunicò il suo gesto ai colonnelli Sáenz de Buruaga, Yagüe e quindi a Franco. L'arresto delle truppe di fronte a Madrid fu il primo vero scacco subito dalle forze nazionaliste, il cui logorio era talmente ampio che se in quel momento la Repubblica fosse stata in grado di passare al contrattacco - secondo Paul Preston - avrebbe potuto forse infliggere un vero e proprio rovescio ai ribelli. Fu il terrore delle rappresaglie nazionaliste a trattenere i repubblicani sui campi di battaglia[236]. Qualunque sia quindi la cifra esatta, risulta chiaro che le rappresaglie nazionaliste non erano solo una questione di vendetta, ma erano motivate dall'idea di istituire un regno del terrore, soprattutto nelle zone in cui la destra era stata numericamente inferiore durante il periodo di governo repubblicano[102] Entrambi i contendenti lasciarono sul terreno migliaia di uomini: i nazionalisti ebbero circa 65 000 morti e 30 000 feriti, ma la Repubblica aveva perso la quasi totalità dell'Esercito dell'Ebro e non avevano alcuna possibilità di sostituire le perdite umane e materiali; l'ultima offensiva repubblicana si era conclusa con la decisiva vittoria dei nazionalisti[225]. In sostanza Stalin aveva bisogno che la Repubblica non fosse sconfitta ma che la sinistra rivoluzionaria non riportasse una vittoria netta.[119]. D'altronde l'esasperante lentezza con cui condusse la guerra, oltre a nascondere l'assenza di obiettivi politici, servì anche al suo intento di sradicare dalla Spagna il socialismo, il comunismo, l'anarchia, la democrazia liberale e la massoneria, e per fare ciò aveva bisogno di tempo per eliminare i suoi nemici uno ad uno[97]. Le cause della guerra civile in Spagna affondano le proprie origini negli anni venti, quando la Spagna era dominata dal generale Primo de Rivera il cui governo non fu in grado di affrontare la crisi economica del 1929 alla quale seguí inevitabilmente una crisi politica che si concluse nel 1931 con la fine della monarchia e l’inizio della repubblica. La Guerra civile spagnola non è frutto unicamente del clima politico europeo degli anni Trenta del XX secolo, ma ha radici profonde nella storia del ‘900. A maggio 1935 Gil-Robles aprì una nuova crisi, e dal rimpasto uscì il nuovo gabinetto Lerroux con ben cinque cedisti, fra cui lo stesso Gil-Robles come Ministro della Guerra[51]. La riunione presieduta da Cabanellas si tenne il 21 settembre nei pressi di Salamanca, giorno in cui le truppe dell'Armata d'Africa entrarono a Maqueda, località dove la strada proveniente da sud si biforca inoltrandosi a nord verso Madrid e a est verso Toledo. Questo fu un fatto molto pesante per la Repubblica, che anche a livello statale era spezzettata in diversi frammenti politico-territoriali retti da comitati di governo che agivano in modo scoordinato con il governo centrale che non riusciva ad avere autorità su molti di essi.[75]. Ad esempio l'argomento sensazionalistico rimbalzato sulla stampa mondiale degli stupri commessi contro le suore non ha trovato riscontro nella storiografia successiva, se non in un caso. L'ipocrisia del Comitato si presentò in tutta la sua evidenza quando il 23 marzo, Dino Grandi, si prese gioco della diplomazia europea annunciando che nessun «volontario» italiano sarebbe stato fatto rimpatriare finché la vittoria di Franco non fosse stata completa[177]. Franco proclamò che la Spagna non aveva bisogno di importazioni estere per vivere, in realtà l'autarchia servì anche per pagare i grossi debiti con la Germania e l'Italia rinunciando alle spese per le importazioni a tutto discapito della condizione di vita delle classi popolari. Alcalá Zamora, che non credeva alla fede democratica di Gil-Robles indisse nuove elezioni per il febbraio 1936, e Gil-Robles furente iniziò a sondare il terreno in vista di un colpo di Stato, contattando Fanjul, Goded, Varela e Franco, ma tutti risposero che l'esercito non era ancora pronto. I nazionalisti si immedesimarono così tanto in questo concetto della "crociata" che durante la fase repressiva che seguì la stabilizzazione del fronte dopo il colpo di Stato, i militari e ufficiali repubblicani caduti nelle mani dei nazionalisti venivano fucilati per «ribellione», in un singolare capovolgimento di definizioni che rivelava come il concetto di "crociata contro il marxismo a favore della vera Spagna" era ben saldo nella mentalità degli insorti[82][83]. Questa volta il generale repubblicano puntò a un'azione sul fronte d'Aragona che minacciasse Saragozza e, come esito ottimale, riuscisse a ricongiungere il nord con il resto del territorio della Repubblica. Tra il dicembre 1936 e il febbraio 1937 sbarcarono a Cadice circa 48.000 soldati italiani inquadrati in quattro divisioni di camicie nere, che costituivano il Corpo Truppe Volontarie (CTV), mentre la Germania - alla quale fu lasciata la gestione dell'arma aerea nazionalista - inviò la Legione Condor, alla quale in diverse occasioni si aggregarono le forze aeree italiane rappresentate dal'Aviazione Legionaria durante le operazioni di bombardamento[154].

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